
Formazione medica
La selezione e la formazione di un futuro operatore sanitario sono temi che devono essere trattati con profonda accuratezza, a partire dal test di ingresso alla facoltà di Medicina fino ad arrivare al concorso di Specializzazione. Appare evidente come siano ancora molti i punti critici, sia in termini di selezione che di preparazione teorica e pratica. Da qui una serie di proposte relative a diversi aspetti:
Test d’ingresso:
Introduzione di percorsi di orientamento e di autovalutazione nelle scuole superiori, al fine di ridurre l’attuale sproporzionata richiesta di iscrizioni a Medicina a coloro i quali sono effettivamente motivati nel farlo.
Dare importanza ai quesiti di logica e problem solving, in quanto valutano la capacità di ragionamento del candidato ed annullano le differenze fra chi proviene da scuole superiori diverse.
Introduzione del modello francese modificato: tale modello prevede un anno comune (ad accesso libero) alle Facoltà di Medicina, Biologia, Farmacia e Professioni sanitarie, con un test selettivo alla fine del II anno e la possibilità di indicare percorso di studi scelto e sede universitaria. Con tale sistema si risolverebbe il problema del mancato libero accesso al I anno e si garantirebbe una preparazione (per il test) comune a tutti i candidati; inoltre, poiché vi è il rischio di perdere un anno o più nel momento in cui non si supera tale test, sarebbe portato a scegliere questo percorso solo chi effettivamente è desideroso poi di completarlo.
Concorso di specializzazione:
Migliorie nella logistica: test cartaceo con un’unica sede per Ateneo, corsi di formazione del personale universitario al fine di gestire al meglio le operazioni di sorveglianza durante il test (sorveglianza che potrebbe essere gestita con l’ausilio delle forze dell’ordine).
Ricalcolo del punteggio: abolizione dei 2 punti assegnati al dottorato di ricerca, riduzione del peso del Curriculum Vitae (CV) a 4 punti, di cui 3 calcolati sulla base del voto di laurea e della media degli esami (secondo una funzione continua) ed 1 da usare come punto di attinenza usufruibile su di un’unica scuola.
Revisione delle domande: abolizione delle domande di area, quesiti riferiti al triennio clinico, test basato solo su domande di medicina generale e branche specialistiche in rapporto adeguato di 90 a 30, indicazione di una bibliografia.
Numero delle borse di specializzazione: deve essere adeguato al fabbisogno del nostro territorio, ovvero 8500 all’anno (va effettivamente riconosciuto lo sforzo del Governo di aver ampliato il numero delle borse da 3000 a 5000 per l’anno 2015). Una possibile soluzione per aumentare il numero delle borse potrebbe essere la riduzione dello stipendio mensile da Euro 1.800 a Euro 1.600; oppure ancora chi rimane escluso dai posti ricompensati potrebbe comunque avere accesso alle specializzazioni senza retribuzione, garantendogli almeno la possibilità di completare il percorso di formazione.
Valutazione universitaria: il principio di autonomia degli Atenei fa sì che questi ultimi possano gestire in modo autonomo i Settori Scientifico-Disciplinari (SSD), causando una forte disparità ed un conseguente vantaggio (o svantaggio) a parità di voto nel concorso di specializzazione. Una possibile soluzione sarebbe un piano di uniformità nazionale degli SSD, in modo che essi risultino essere uguali in tutti gli Atenei: per ogni SSD ogni Università dovrebbe garantire un tot di Crediti Formativi Universitari (CFU), gestendo però in modo autonomo gli esami per poter raggiungere tale numero di crediti.
Tirocini professionalizzanti: il sistema accademico italiano fornisce un’ottima preparazione teorica a fronte tuttavia di una scarsa conoscenza della pratica medica. Pertanto si deve rivolgere una maggiore attenzione ai tirocini svolti nel corso dei sei anni, cominciando ad esempio con un tirocinio simil-infermieristico o come Operatore Socio-Sanitario (OSS) per iniziare lo studente all’approccio con la struttura ospedaliera, e successivamente proseguire con un tirocinio di stampo medico.
Inoltre andrebbe accelerata la fusione fra laurea e abilitazione, riformulando la didattica del VI anno in modo tale che gli studenti possano effettuare ogni tirocinio, compreso quello dal medico di base.